Daniele Dell'Orco con Socievole Insocievolezza, riceverà il Rimborso di due Biglietti del Cinema spesi su territorio Nazionale! Godetevi il Suo Racconto...LEGGI RACCONTO
SOCIEVOLE INSOCIEVOLEZZA
C'è un momento nella durata di un quasi tutti i rapporti di coppia, nel quale uno dei due innamorati si chiede: “Posso avere di più? Posso avere di meglio?”
C'è un momento nella durata di un quasi tutti i rapporti di coppia, nel quale uno dei due innamorati si chiede: “Posso avere di più? Posso avere di meglio?”
In quell'esatto momento,
indipendentemente dalla risposta se ne trae, la storia d'amore può
considerarsi finita.
È esattamente quello che Charlie si
stava chiedendo, forse stufo di una routine diventata quasi una
prigione senza sbarre, della mancanza di stimoli e di rinnovamento.
Di certo, quello che sentiva era un bisogno di sentimenti sempre
nuovi. Continuare su quella strada sarebbe stato come vivere nel
passato, in nome di quello che c'era, dei giorni felici e delle notti
al chiaro di luna.
La singolarità di quella storia
d'amore era data dal fatto che anche Jordan, nello stesso identico
momento, si stava chiedendo la stessa cosa. Era questo, senza dubbio,
l'unico legame che era rimasto fra loro.
A quel punto, un rapporto in coma
irreversibile attendeva solo il momento che portasse alla sua
definitiva conclusione.
Malgrado tutto, non sarebbe stata certo
Jordan a scrivere la parola fine. Per indole e per tenacia, forse per
eccesso di romanticismo o semplicemente per paura di fare troppo male
a Charlie, sarebbe stata disposta a continuare quell'agonia in
eterno.
Toccò a lui, a termine dell'ennesimo,
folle, insensato litigio, scrivere l'epitaffio della più grande
storia d'amore che avesse mai vissuto.
La sua estrema razionalità gli aveva
fatto pensare che sarebbe stato meglio per entrambi andare ognuno per
la propria strada, che in quel modo si stavano rovinando a vicenda e
che rischiavano di perdere di vista il significato più profondo del
termine amore. Al contrario di Jordan, era proprio per difendere il
sentimento che l'aveva tenuto legato a lei fino ad allora, e per il
quale era stato disposto a fare qualunque cosa a spingerlo a voler
dire basta. Dopo aver lottato per averla, in nome del sentimento che
muove il mondo, non riteneva giusto dover continuare a vivere un
rapporto nel quale dell'amore non c'era più traccia.
Non servì nemmeno esporre a Jordan
quel ragionamento. Anche lei capì subito che la volontà di
separarsi li accomunava, e a quel punto non ebbe più paura di dare
voce ai propri sentimenti.
Si congedarono guardandosi
profondamente negli occhi gonfi e lucidi; commossi, ma tuttavia con
animo leggero per il peso che entrambi si erano tolti. È vero che
quando ci si separa non si è mai pronti realmente per farlo, ma
avere la sensazione che separandosi non si reca dolore all'altro,
almeno in un primo momento, è un buon inizio.
Ma la fine di una storia, anche se
avviene di comune accordo, lascia inesorabilmente degli strascichi
importanti dentro ognuno di noi.
Dopo qualche tempo, passata la tempesta
e schiaritasi la nebbia che albergava dentro di loro, Charlie e
Jordan capirono che tornare alle loro vite senza avere accanto un
punto di riferimento non era poi tanto facile. La vita universitaria,
le serate con gli amici, l'affetto della famiglia sembravano tasselli
di un puzzle che tuttavia restava incompleto.
La maggior parte dei rapporti
personali, anche di amicizia, finiscono per mancanza di
comunicazione, senza la quale, spesso, alcune sensazioni del tutto
soggettive rischiano di esser prese per verità assolute e causare
fraintendimenti.
Finita la loro storia, nessuno dei due
si sentiva più in grado di intraprendere nuovi rapporti con altre
persone. Tale e tanta era stata la condivisione con l'altro, che
qualsiasi altra persona non risultava abbastanza meritevole di vivere
le stesse, imponenti emozioni. Una chiusura di questo tipo non fece
altro che farli avviare in un sentiero carico di insicurezza e
solitudine. Dagli ultimi mesi del loro intenso rapporto, non erano
più stati capaci di dominare le loro contrastanti emozioni, e la
confusione finì per farli da padrona.
Sentivano entrambi che sarebbe stato
inutile riavvicinarsi e riprovare, ma non riuscivano ad archiviare un
rapporto che li aveva fatti crescere insieme e fatti diventare
adulti.
Quello stato di inquietitudine sembrava
non dovesse avere mai fine, specie per Jordan, che continuava a
chiudersi in se stessa e cercava di tenere il cervello occupato con
lo studio, la lettura e qualsiasi cosa le permettesse di evadere da
quell'impasse. Dal canto suo, Charlie, pragmatico, spesso ai confini
del cinismo, capì che idolatrare quella storia d'amore non gli
avrebbe mai più permesso di innamorarsi di nuovo. Ed era quello, in
fin dei conti, l'unico vero modo per andare avanti.
Nell'esatto istante in cui decise di
strappare quel velo che aveva davanti agli occhi, si rese conto che
c'era già nella sua vita, qualcuno in grado di tornare a far pulsare
il suo cuore dolente. Alice, sua amica da tempo, ragazza acqua e
sapone, col viso pulito e l'animo puro, iniziò a trascorrere molto
più tempo con Charlie. I due si erano sempre piaciuti, ma il destino
non li aveva mai fatti incontrare sulla stessa strada.
Quello di cui Charlie aveva bisogno era
sicurezza, e Alice sembrava potesse essere la persona giusta al
momento giusto.
Il loro rapporto diveniva sempre più
profondo, per larghi momenti Charlie smise di pensare a Jordan e
cercò di vivere quella nuova avventura con tutta la dedizione e la
passione possibili.
Fu un vero fiasco.
Alice ebbe la sensazione di recitare un
ruolo che non le apparteneva, ovvero quello di mera sostituta di
Jordan nella vita sentimentale di Charlie. Quella relazione, seppur
sincera, non posava su basi solide ed era solo il tentativo del
ragazzo di tornare a provare le stesse sensazioni che aveva provato
assieme a Jordan. Ma Alice e Jordan non avevano praticamente nulla in
comune, e tentare di ricostruire lo stesso rapporto con una persona
diversa è tanto impossibile quanto ingiusto. Alice era pronta per
diventare una figura importante nella vita del ragazzo, ma con i
giusti modi e i giusti tempi, e il coinvolgimento totale di Charlie
non faceva altro che farle sentire addosso un carico di pressione che
non era pronta a sopportare.
Proprio quando sembrava aver trovato
una via d'uscita, Charlie si ritrovò nella posizione di partenza,
con l'aggravante che il desiderio di sensazioni nuove che l'aveva
spinto lontano da Jordan era diventato qualcosa di molto più simile
alla nostalgia. Non riuscire a controllare quelle emozioni ambigue e
contrastanti era inaccettabile per lui, a tal punto che iniziò a
pensare che se non avesse iniziato a lavorare concretamente su se
stesso, se non avesse tentato di rinnovarsi e di imparare a
controllare il proprio spirito, sarebbe rimasto preda del suo
pragmatismo contrapposto alla sua voglia di vivere in base alle
proprie emozioni. Iniziò dunque un cammino fatto di solitudine,
volontaria, di studio e conoscenza di se stesso. Capire ciò che
davvero voleva era diventata la sua missione, e per fare ciò, un
periodo di distacco da tutto e di vita all'insegna dell'eremo, era
quello che gli serviva.
Nel frattempo, quando Jordan venne a
conoscenza, indirettamente, della relazione tra Charlie e Alice, ebbe
la sensazione di aver definitivamente perso quella che per larghi
tratti era stata la persona più importante della sua vita. Il senso
di solitudine che aveva provato fino a quel momento diventò senso di
abbandono.
Per una persona che vive spontaneamente
in un momento di solitudine, non c'è cosa peggiore che avere la
sensazione di essere sola. La solitudine intesa come bisogno di uno
spazio privato dove leccarsi le ferite, può diventare devastante nel
momento in cui si inizia a pensare che, anche volendo rimettersi in
gioco, non ci sarebbe più nessuno su cui poter contare. Una cosa è
aver bisogno di stare soli, altra cosa è sentire di essere soli per
davvero.
Intrappolata in quell'esilio forzato
per la mente, Jordan rischiava di autodistruggersi, o di fare appello
a tutte le proprie forze per tornare a galla trasformata in una
persona totalmente diversa.
Jordan e Charlie si trovarono così a
vivere una situazione molto simile, di introspezione estrema, l'una
forzata, l'altro volontaria. Alla fine di quel percorso, non
sarebbero stati più gli stessi.
Quando Charlie capì che nella sua vita
non poteva non esserci più spazio per Jordan, cercò, in punta dei
piedi, di tornare da lei con le idee molto più chiare, senza
illudersi che le cose potessero tornare magicamente come prima, ma
consapevole del fatto che quello di cui aveva bisogno nella sua vita
sentimentale non era un'altra persona, bensì quella che c'era sempre
stata, non un nuovo amore, ma un amore nuovo per la stessa persona.
Jordan, nei momenti infernali che aveva
dovuto attraversare, trovò la forza di risalire nella certezza che
Charlie l'aveva abbandonata a se stessa, e che mai più avrebbe
voluto concedersi totalmente ad una persona capace di farle vivere
periodi del genere.
Quando si trovarono finalmente l'uno di
fronte all'altra, lo sguardo di Jordan era diventato completamente
diverso. Celava una cattiveria inaudita, specchio di quegli istinti
oscuri ai quali dovette fare appello per uscire da un tragitto fatto
di dolore e disperazione. Non si accontentò di respingere Charlie,
ma cercò di affliggergli con le parole almeno una parte del dolore
che per causa sua aveva dovuto provare.
Charlie si trovò di fronte una persona
che non conosceva, di sicuro non quella Jordan per cui era stato
disposto a scavare a fondo dentro se stesso come mai aveva fatto
prima. A nulla servirono i suoi sforzi, nei mesi successivi, per
cercare di fare di nuovo breccia nel cuore di Jordan. Cercò di farle
capire che l'uomo che aveva di fronte era diverso, che non aveva mai
avuto la minima intenzione di farle del male e che chiedeva solo di
poter avere una chance per dimostrarglielo. Ma fu tutto inutile.
Jordan ormai aveva reciso ogni legame
con quel ragazzo del quale era diventata incapace di apprezzare anche
la minima dote. Ai suoi occhi non era rimasto più nulla del Charlie
del quale era stata follemente innamorata.
Charlie, disperato, sentì che tutto il
lavoro che aveva fatto per tornare da lei come un uomo migliore era
stato inutile, addirittura dannoso. Capì che per quanto si
sforzasse, non sarebbe più riuscito a farsi stimare e a trasmettere
quello che il suo cuore gli suggeriva.
Subentrò a quel punto un altro
sentimento come unico legame tra i due: la collera.
Iniziarono ad odiarsi, ad essere in
conflitto perpetuo, a scambiarsi accuse e invettive incomprensibili.
Secondo Kant l'uomo è dotato di una tendenza, la “socievole
insocievolezza” la chiama, per la quale l'uomo è per natura
portato ad intraprendere rapporti con gli altri, ma che, a causa
dell'egoismo e degli interessi contrastanti, finiscono spesso per
diventare rapporti conflittuali.
A causa di questa tendenza, Charlie e
Jordan si erano amati come mai credevano fosse possibile, e si
stavano odiando allo stesso, estremo, modo. Tuttavia, non riuscivano,
proprio come sostiene Kant, a dirsi addio per sempre. Continuavano,
paradossalmente, ad aver bisogno l'uno dell'altra. Solo in quel modo,
continuando a sputarsi addosso veleno, avrebbero potuto continuare a
giustificare le proprie, assurde posizioni.
Questa non è una storia d'amore a
lieto fine, è la storia di due persone che, per quanto possano
essersi amate, e per quanto possano continuare ad odiarsi, resteranno
legate in eterno, destinate a non rincontrarsi mai.
(Di: Daniele Dell' orco)
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