Hunger Games, film tratto dall’omonimo libro scritto da Suzanne Collins, che è anche una dei tre sceneggiatori del film, il 23 Marzo 2012 ha stabilito il record per il miglior esordio negli USA di un film non-sequel con 152.5 milioni di dollari, registrando il terzo miglior dato...
di sempre, Avengers permettendo,dopo Harry Potter e i Doni della Morte: Parte II (169 Milioni di dollari) e Il cavaliere oscuro (158 milioni di dollari). Queste cifre veramente impressionanti ci fanno intendere che molto probabilmente siamo di fronte ad una saga che, dal punto di vista delle attese e degli incassi, non passerà di certo inosservata nei prossimi anni. D’altronde, se ci riflettiamo, il fenomeno “saga” è nettamente la tendenza cinematografica degli ultimi dodici anni: a partire dai sequel di Star Wars, passando per Harry Potter, Il Signore degli Anelli e Pirati dei Caraibi, fino ad arrivare a Twilight, al Cavaliere oscuro e ai film Marvel riguardanti il “Progetto Vendicatori” , si direbbe proprio che Hollywood abbia intenzione di continuare a battere il ferro finché è caldo e il pubblico non sembra esserne poi troppo dispiaciuto.
Hunger Games si svolge in Nord America in un futuro, lontano ma non troppo, in cui gli Stati Uniti come li conosciamo oggi sono scomparsi da tempo; al loro posto vi è la Nazione di Panem composta da una città capitale, Capital City, circondata da 12 distretti a lei assoggettati. La storia di questa nazione racconta che 74 anni prima i 12 distretti si erano ribellati contro il governo di Capital City ma che, dopo una sanguinosa repressione, la rivolta era fallita. In seguito a quell’evento il governo organizzò i primi Hunger Games, un evento annuale in cui ogni Distretto è costretto a inviare come tributo un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni a Capital City, dove saranno costretti a combattere tra di loro finché uno solo ne rimarrà vivo. La protagonista di questa storia è Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) una ragazza di 16 anni del Distretto 12 che si offre volontaria per partecipare ai giochi al posto di sua sorella che era stata estratta come tributo. In seguito alla cerimonia del sorteggio dei tributi Katniss e Peeta Mellark (Josh Hutcherson), estratto come secondo tributo per il dodicesimo Distretto, vengono condotti a Capital City, dove vengono presentati al pubblico e preparati per il gioco. Dopo una settimana in cui i tributi di tutti i Distretti si sono allenati, hanno preparato strategie e si sono fatti conoscere dal pubblico nella speranza di ottenere aiuti durante il gioco, gli Hunger Games hanno finalmente inizio.
Il primo elemento degno di nota di questo film è la differenza tra l’ambiente del Distretto 12, e presumibilmente anche degli altri Distretti, con Capital City. Si passa da una povertà assoluta, nella quale le persone addirittura non riescono a procurare il cibo alla propria famiglia, a un lusso talmente esagerato ed eccessivo da risultare grottesco. Lo sfruttamento dei Distretti da parte della Capitale ha la sua fotografia proprio nelle differenze tra gli abitanti; quelli di Capital City, per certi versi, sembrano provenire più da un altro pianeta che da un’altra città, tutto in loro lo fa pensare, i vestiti, il trucco, persino le espressioni ricalcano perfettamente la città in cui vivono; eccessivi, ambigui, grotteschi, sono gli aggettivi che si presentano alla nostra mente mentre paragoniamo Capital City al Distretto 12, quando all’improvviso un lampo: noi siamo poi così diversi? Non siamo di certo al livello degli abitanti di Capital ma non ci manca tanto per arrivarci, è la risposta più sincera che possiamo darci.
Parliamo adesso dei veri e propri Hunger Games; bisogna dire che la caratteristica principale del film è l’aspetto psicologico e non l’azione, e i giochi non fanno eccezione. Questa considerazione è suggerita anche dalle inquadrature che Gary Ross, il regista, ci propone; infatti in molti casi i combattimenti vengono ripresi in movimento e le immagini sono molto confuse, un tocco abbastanza realistico rispetto a, per esempio, l’effetto rallentato alla “300” estremamente spettacolare ma anche estremamente poco realistico. Molto verosimili sono dunque le dinamiche che legano i tributi durante i giochi, come per esempio l’obbligo di uccidere per evitare di essere uccisi che spinge anche chi, come Katniss, non avrebbe mai pensato di uccidere una persona, a reagire alle situazioni in maniera istintiva scoprendo un lato del carattere che non sapeva di avere.
Le critiche principali a questo film invece, riguardano sostanzialmente due aspetti: il primo è lo scarso approfondimento dei personaggi, secondari e non, che, diciamocelo, evolvono troppo in fretta e a volte senza motivo, mentre il secondo è la scarsa contestualizzazione di luogo, tempo e spazio e di altri dettagli che fanno parte di quel mondo.
Un elogio generale va agli attori, tutti all’altezza, e in particolare a Donald Sutherland, nel ruolo del presidente di Capital, a Stanley Tucci, nel ruolo di Caesar, e a Jennifer Lawrence, della quale sono certo sentiremo ancora parlare vista la sua bravura e la sua bellezza.
Infine mi sento di dire solamente che il finale del film mi ha fatto venire una gran voglia di vederne il seguito e che spero vivamente che questo si mantenga almeno sullo stesso livello del precedente; sarebbe un peccato rovinare questa saga dopo un primo capitolo tanto convincente.
(Recensione a cura di Tommaso Rossi)
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