Raramente un film ha causato in me un giudizio così
altalenante come ha fatto Prometheus e tutt’ora mi risulta molto difficile
capire come si possano concentrare tanti elementi così belli da far girare la
testa a molti altri che definire discutibili è un eufemismo.La prima volta che
sentii parlare di questo film fu..
guardandone il trailer distrattamente,tanto distrattamente da non accorgermi del fatto che il regista fosse Ridley Scott, e
la mia impressione fu quella di una storia già vista e di conseguenza poco
interessante. Poco tempo dopo però venni a conoscenza di due informazioni di
cui ero all’oscuro, ovvero che Prometheus fosse il nuovo film di Ridley Scott e
che fosse in qualche modo collegato all’universo del film Alien; da quel
momento la mia curiosità crebbe in modo esponenziale tanto che mi misi ad
aspettare con ansia che il film uscisse finalmente nelle sale Italiane, essendo
già uscito mesi prima in quasi tutto il resto del mondo.
(Recensione a cura di Tommaso Rossi)
Mi raccomando lasciate un Commento sotto la recensione se siete in accordo o in disaccordo con la nostra Personale Visione!
Veniamo adesso alla visione del film e ai successivi
ragionamenti. La trama di Prometheus non è particolarmente complessa né
innovativa anzi, ricalca perfettamente la classica trama del genere
horror-fantascientifico, di cui tra l’altro Scott è precursore proprio con il
film Alien. Il film inizia con un alieno dalla forma umanoide (Space Jockey)
che muore bevendo uno strano liquido nero; dai suoi resti si iniziano a formare
organismi cellulari che moltiplicandosi creano degli esseri viventi sul pianeta
che, presumibilmente, è la nostra terra. Salto temporale e ci ritroviamo nel
2089 dove due scienziati hanno scoperto che le più antiche civiltà della terra
raffiguravano nei loro disegni lo stesso gruppo di stelle, quasi come fosse un
messaggio o un invito, ed elaborano una teoria per la quale da quel pianeta
provengono gli essere che ci hanno creato, i cosiddetti ingegneri. I due
scienziati riescono quindi a farsi finanziare una spedizione scientifica su
questo pianeta, il LV 223, e dopo 2 anni di viaggio in ibernazione l’astronave
Prometheus atterra sul pianeta. Come già detto da questo punto in poi il film
percorre una strada già percorsa, ovvero: l’esplorazione del pianeta, la
meraviglia delle scoperte iniziali, i primi problemi che vengono ignorati o
sottovalutati, la realizzazione di trovarsi di fronte ad un qualcosa di troppo
pericoloso e sconosciuto per essere controllato, la decimazione dell’equipaggio
ed infine la lotta per la sopravvivenza degli ultimi superstiti.
Tra gli attori bisogna assolutamente sottolineare la
prestazione di Micheal Fassbender nel ruolo di David, l’androide di prima
generazione, il quale risulta di gran lunga il personaggio più interessante
dell’intero film, con il suo cinismo, la sua incapacità di provare sentimenti e
la sua ambiguità, che deriva proprio dalla difficoltà di cogliere il
significato delle sue azioni, sempre al limite tra il mero essere programmato
per agire in quel determinato modo e il dubbio che ci sia qualcosa oltre alla
macchina. Oltre a Fassbender l’unica attrice ad essere degna di nota è Charlize
Theron che ben interpreta il ruolo di Meredith, fredda, calcolatrice e interessata
esclusivamente a dei risvolti economici che si possano trarre dalla missione. Infine Elizabeth Shaw, la protagonista,
interpretata da Noomi Rapace, se la cava piuttosto bene (sicuramente la scena
dell’operazione chirurgica nella capsula rimarrà nel mio personale immaginario
per molto tempo); purtroppo per lei sulla sua interpretazione aleggia il
fantasma di Sigourney Weaver (Ellen Ripley in Alien) ormai divenuta un’icona
del genere.
La regia di Scott è come al solito di un livello
molto alto, il film nella parte iniziale crea una tensione e un alone di
mistero che cattura inesorabilmente lo spettatore tanto quanto la parte finale
dove la lotta per la sopravvivenza si fa sempre più dura e spietata, il tutto
condito con degli straordinari effetti speciali e degli scenari mozzafiato.
Cos’è quindi che non funziona in Prometheus; appena
usciti dalla sala del cinema assolutamente nulla ma già dopo qualche giorno,
ragionandoci a freddo, qualcosa inizia a non tornare. Il problema principale è
che Prometheus si pone molte domande e ci da poche, pochissime risposte; e non
parlo solo della questione filosofico-esistenziale del perché siamo stati
creati, ma anche alcuni comportamenti dei personaggi o della natura degli
alieni, sia degli ingegneri che delle altre creature. È vero che a volte è bene
che un film non spieghi tutto e si lasci andare a diverse interpretazioni però
in questo caso mi sembra che le possibili interpretazioni siano troppe. Questa
mancanza di risposte potrebbe forse essere risolta con un secondo capitolo,
eventualità che non mi dispiacerebbe, anche se sarebbe un progetto molto
rischioso per chiunque, anche per Ridley Scott. Come ultimo pensiero mi viene
da dire che forse le persone, me compreso, si erano fatte trarre in inganno dal
fatto che Prometheus fosse collegato ad Alien arrivando addirittura a definirlo
prequel, quando in realtà non lo è assolutamente; di riferimenti ce ne sono
molti ma la storia è incentrata su altro e l’origine degli Xenomorfi, se di
origine si può parlare, è confusa e solamente accennata.
È per questi motivi che Prometheus mi ha per certi
versi convinto al 100% mentre per altri mi ha convinto molto meno, ritengo però
che ne è assolutamente valsa la pena andarlo a vedere e lo consiglio agli
amanti del genere per la regia e per gli effetti speciali e anche ai non amanti
del genere per la sua capacità di trasmettere emozioni molto forti.(Recensione a cura di Tommaso Rossi)
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