Prometheus

RECENSIONE:
Raramente un film ha causato in me un giudizio così altalenante come ha fatto Prometheus e tutt’ora mi risulta molto difficile capire come si possano concentrare tanti elementi così belli da far girare la testa a molti altri che definire discutibili è un eufemismo.La prima volta che sentii parlare di questo film fu..

guardandone il trailer distrattamente,tanto distrattamente da non accorgermi del fatto che il regista fosse Ridley Scott, e la mia impressione fu quella di una storia già vista e di conseguenza poco interessante. Poco tempo dopo però venni a conoscenza di due informazioni di cui ero all’oscuro, ovvero che Prometheus fosse il nuovo film di Ridley Scott e che fosse in qualche modo collegato all’universo del film Alien; da quel momento la mia curiosità crebbe in modo esponenziale tanto che mi misi ad aspettare con ansia che il film uscisse finalmente nelle sale Italiane, essendo già uscito mesi prima in quasi tutto il resto del mondo.
Veniamo adesso alla visione del film e ai successivi ragionamenti. La trama di Prometheus non è particolarmente complessa né innovativa anzi, ricalca perfettamente la classica trama del genere horror-fantascientifico, di cui tra l’altro Scott è precursore proprio con il film Alien. Il film inizia con un alieno dalla forma umanoide (Space Jockey) che muore bevendo uno strano liquido nero; dai suoi resti si iniziano a formare organismi cellulari che moltiplicandosi creano degli esseri viventi sul pianeta che, presumibilmente, è la nostra terra. Salto temporale e ci ritroviamo nel 2089 dove due scienziati hanno scoperto che le più antiche civiltà della terra raffiguravano nei loro disegni lo stesso gruppo di stelle, quasi come fosse un messaggio o un invito, ed elaborano una teoria per la quale da quel pianeta provengono gli essere che ci hanno creato, i cosiddetti ingegneri. I due scienziati riescono quindi a farsi finanziare una spedizione scientifica su questo pianeta, il LV 223, e dopo 2 anni di viaggio in ibernazione l’astronave Prometheus atterra sul pianeta. Come già detto da questo punto in poi il film percorre una strada già percorsa, ovvero: l’esplorazione del pianeta, la meraviglia delle scoperte iniziali, i primi problemi che vengono ignorati o sottovalutati, la realizzazione di trovarsi di fronte ad un qualcosa di troppo pericoloso e sconosciuto per essere controllato, la decimazione dell’equipaggio ed infine la lotta per la sopravvivenza degli ultimi superstiti.
Tra gli attori bisogna assolutamente sottolineare la prestazione di Micheal Fassbender nel ruolo di David, l’androide di prima generazione, il quale risulta di gran lunga il personaggio più interessante dell’intero film, con il suo cinismo, la sua incapacità di provare sentimenti e la sua ambiguità, che deriva proprio dalla difficoltà di cogliere il significato delle sue azioni, sempre al limite tra il mero essere programmato per agire in quel determinato modo e il dubbio che ci sia qualcosa oltre alla macchina. Oltre a Fassbender l’unica attrice ad essere degna di nota è Charlize Theron che ben interpreta il ruolo di Meredith, fredda, calcolatrice e interessata esclusivamente a dei risvolti economici che si possano trarre dalla missione. Infine Elizabeth Shaw, la protagonista, interpretata da Noomi Rapace, se la cava piuttosto bene (sicuramente la scena dell’operazione chirurgica nella capsula rimarrà nel mio personale immaginario per molto tempo); purtroppo per lei sulla sua interpretazione aleggia il fantasma di Sigourney Weaver (Ellen Ripley in Alien) ormai divenuta un’icona del genere.
La regia di Scott è come al solito di un livello molto alto, il film nella parte iniziale crea una tensione e un alone di mistero che cattura inesorabilmente lo spettatore tanto quanto la parte finale dove la lotta per la sopravvivenza si fa sempre più dura e spietata, il tutto condito con degli straordinari effetti speciali e degli scenari mozzafiato.
Cos’è quindi che non funziona in Prometheus; appena usciti dalla sala del cinema assolutamente nulla ma già dopo qualche giorno, ragionandoci a freddo, qualcosa inizia a non tornare. Il problema principale è che Prometheus si pone molte domande e ci da poche, pochissime risposte; e non parlo solo della questione filosofico-esistenziale del perché siamo stati creati, ma anche alcuni comportamenti dei personaggi o della natura degli alieni, sia degli ingegneri che delle altre creature. È vero che a volte è bene che un film non spieghi tutto e si lasci andare a diverse interpretazioni però in questo caso mi sembra che le possibili interpretazioni siano troppe. Questa mancanza di risposte potrebbe forse essere risolta con un secondo capitolo, eventualità che non mi dispiacerebbe, anche se sarebbe un progetto molto rischioso per chiunque, anche per Ridley Scott. Come ultimo pensiero mi viene da dire che forse le persone, me compreso, si erano fatte trarre in inganno dal fatto che Prometheus fosse collegato ad Alien arrivando addirittura a definirlo prequel, quando in realtà non lo è assolutamente; di riferimenti ce ne sono molti ma la storia è incentrata su altro e l’origine degli Xenomorfi, se di origine si può parlare, è confusa e solamente accennata.
È per questi motivi che Prometheus mi ha per certi versi convinto al 100% mentre per altri mi ha convinto molto meno, ritengo però che ne è assolutamente valsa la pena andarlo a vedere e lo consiglio agli amanti del genere per la regia e per gli effetti speciali e anche ai non amanti del genere per la sua capacità di trasmettere emozioni molto forti.

  (Recensione a cura di Tommaso Rossi)

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