The Dark Knight - Rises

RECENSIONE:
“The Dark Knight – Rises” è il terzo film della trilogia di Nolan, regista che ha dato a Batman un nuovo volto e un nuovo inizio. L'eterna battaglia tra bene e male è alla base di questo terzo capitolo, come del resto anche per gli altri due film. Ma di questi tempi, dove il supereroe è il nuovo protagonista dei più grandi film dell'anno, Nolan è apprezzato in particolar modo per la profondità e complessità dei suoi personaggi. 
Molte erano le aspettative per questo film.

Nonostante il primo capitolo, Batman Begins, sia un bellissimo film, il secondo, Il Cavaliete Oscuro, è quello che più identifica questa triloga; non tanto per la presenza di Joker e della performance di Heathcliff A. Ledger, ma per il nuovo volto che Nolan è riuscito a dare ad un film tratto da un fumetto.
Un tipo di cinema a cui sicuramente si ispireranno i prossimi film targati Marvel e Dc, ma un tipo di cinema a cui si era già avvicinato Sam Raimi con Spider Man, costruendo un tipo di trama molto più hollywodiana che fumettistica.
Batman e Spider Man sono comunque due tipi di personaggi completamente diversi, Nolan può avvalersi del lato oscuro e controverso del suo eroe - che nel suo caso è addirittura un nuovo punto di vista per raccontare un supereroe -  portando quasi in secondo piano le scene d'azione, per esplorare il conflitto interiore dell'eroe con la sua identità.
Il Batman a cui Christopher Nolan ci ha abituato è un eroe molto più adulto e complesso dei precedenti, rappresentando questa volta più l' uomo che l'eroe. Dall'inizio alla fine è perennemente in agonia, una di quelle lenti, che annienta il protagonista fin dentro le ossa; un dolore non solo fisico, ma anche mentale. Un uomo che prima di combattere il nemico, deve combattere se stesso.
Alfred, personaggio già presente nei primi due film, diventa la sua coscienza, la voce interiore del protagonista, attraversando  le contraddizioni dell'uomo che si nascondo dietro una maschera, dell'uomo che è stato, e che sarà, Bruce Wayne.
“Quando Gotham sarà... cenere, avrai il mio permesso di morire.” Dice Bane, ferendo Batman nel fisico e nello spirito. Da questo momento il protagonista del film è il “villain”, la nuova nemesi dell'eroe, Bane. E' impossibile a questo punto fare dei collengamenti con la performance di Ledger, nei panni dell'ormai famoso Joker. La sua interpretazione è arrivata ad un livello tale da diventare un'icona, e molti erano curiosi di conoscere l'erede di Joker, nei panni del cattivo di turno. Bane però non è un tentativo di emulazione: la maschera, la voce potente, una mosculatura possente e uno sguardo che parla più delle parole. Un nemico a cui Batman non è preparato, come non è preparata la città di Ghotam.
Una città che si era abituata all'assenza di Batman e che deve fare i conti da sola con l'assedio di Bane. Ma anche una città popolata da grandissime personalità, come quella di James Gordon, interpretato dal bravissimo Gary Oldman, già presente nei primi due film, confermando un personaggio di spicco nella trilogia; o John Blake, giovane poliziotto che assorbe e proietta sullo spettatore due personalità, quella del commissario Gordon e dell'eroe Batman,che, con il viso di Joseph Gordon-Levitt, acquista credibilità.
L'unico personaggio che non convince è quello di Marion Cotillard, nei panni di Miranda Tate, al contrario della bellissima Anne Hathaway che inaspettatamente veste benissimo, non solo fisicamente, ma anche dal punto di vista recitativo, i panni di Selina Kyle, ossia Catwoman. Nolan non esplicita mai questo personaggio, non viene mai nominata come Catwoman, ma solo con il suo vero nome. Una scelta fatta probabilmente per prendere le distanze dal fumetto e dalla storia originale, strategia che potrebbe rendere la pellicola di poco gradimento per i fan di Batman.

Con tutte le aspettative che si sono create per questo film, i milioni di fan in attesa e un regista così conclamato, si rischia di pensare che questo sia la pellicola dell'anno. E fin dai primi minuti, con un incipit così incalzante, che ricorda tanto quello del film precedente, in modo particolare i volti coperti e lo svelarsi del “villain” di turno tra di essi, si potrebbe pensare di si. Anche durante il film ci sono scene che rimarranno nella nostra mentre per molto tempo; era anche chiaro che fosse quello l'intento di Nolan. Ma quando John Black (Joseph Gordon – Levitt) riconosce in Batman Bruce Wayne, perchè intuisce che l'espressione del supereore e quella di Bruce sia la stessa, ossia quella dell'uomo abituato a nascondere la sua sofferenza dientro una maschera. La stessa espressione che lui stesso, a suo malgrado, ha dovuto indossare per nascondere la sofferenza causata dall'assenza dei genitori; o credere che Bruce Wayne riesca a fuggire da un carcere isolato in una città, anch'essa isolata nel pieno deserto, riuscendo a tornare, più pulito che mai, in una Ghotam sotto assedio. Sono dettagli, questi, come altri, che rendono la trama discutibile. Non parlo solo per i seguaci dell'uomo pipistrello su carta, rimasti delusi dai cambiamenti del regista sulla storia originale, ma anche per chi si aspetta un certo livello di regia e sceneggiatura dal regista di Memento e Inception. Questa volta lo spettatore deve scendere a patti con qualche dubbia scelta registica, guardando una trama non sempre convincente  - colpa magari di due personalità troppo invadenti, come quella di Bruce Wayne e Bane - ma comunque  lineare e soprattutto godibile.
Il finale lascia aperto a molte interpretazioni, il sacrificio ultimo dell'eroe è la chiave conclusiva di tutta la trilogia, lasciando aperto, in puro stile Hollywood, uno spunto da cui continuare.
La difficolta del terzo capitolo di una trilogia così importante era chiara a tutti, l'obiettivo era creare un Batman migliore del precedente. Christian Bale resterà per anni come uno dei miglior Batman del cinema, soprattutto per gli sforzi a cui si è sottoposto ai tempi di Batman Begins per entrare nella parte, riuscendo magari a conquistare quella fetta di pubblico rimasto deluso da questo genere di film. In conclusione, spero che questo tipo di cinema cominciato da Christopher Nolan con il Cavaliere Oscuro, non diventi il solo modo di fare cinema; ma un nuvo punto di riferimento a cui i prossimi film possano ispirarsi.

(Recensione a cura di Alessio Paolesse) 

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