On The Road

RECENSIONE:
Sal e Dean (pseudonimi di Jack Kerouac e Neal Cassady), sono i principali protagonisti di questo film “Sulla Strada”. Entrambi si frequentano per ragioni differenti, ma accomunati dal forte desiderio di “andare”; parola simbolo del romanzo e del film. Andare e partire senza una meta precisa, in un viaggio che li conduce ad esperienze e persone che caratterizzeranno il libro di Kerouac; punto di riferimento, oggi, di quella generazione Beat.

“On The Raod” è un film che da tempo chiedeva di essere girato, Kerouac in persona chiese a Marlon Brando una collaborazione per una trasposizione cinematografica del suo libro. Un progetto che non fu mai realizzato, ma che oggi, con il regista brasiliano Walter Salles, prende vita.
Regista che nel 2004 si era già cimentato con un viaggio sulla strada di “I Diari della motocicletta”, portando sullo schermo una storia altrettanto complessa, simile a quella di Kerouac.
Ma il libro “On the Road” non è solo un racconto o un’autobiografia, è la storia di una generazione, di un viaggio nell’America del dopoguerra, di ragazzi che combattono una guerra morale, che abita dentro loro stessi; alla ricerca di una strada che non esiste dentro le mura di una casa o nella vita  conformista di un’ America anni 50.  Sulla strada cercano una soluzione; cercano loro stessi e la loro individualità, spezzata da una vita monotona e da un mondo chiuso nel passato, che  frantuma la personalità di questi giovani scrittori, poeti e vagabondi.
In circa due ore seguiamo i protagonisti nella maggiore parte degli eventi descritti nel libro. La sceneggiatura sintetizza, delle volte troppo superficialmente, la storia: allo scopo di costruire e analizzare le personalità di questi personaggi. Il regista usa la voce di Sal come voce narrante -  caratteristica a cui si è vincolati quando ci si basa su un autobiografia -,  ma senza farne un utilizzo predominante, lasciando che siano i dialoghi, le espressioni, la strada e i volti delle persone a parlare. Ogni scena importante del film è sottolineata dal taccuino di Sal, fitto di parole, con cui annota le sensazioni, le esperienze e gli amori.
Sal/Jack Kerouac  è uno scrittore, che vede in Dean/Neal Cassady l’opportunità di uscire fuori dalle mura di casa, per mettersi sulla strada, esplorare e vivere. Decide di seguire questo ragazzo che sembra aver fretta di vivere la sua vita, avido, spontaneo e diverso. Sal si innamorerà del carattere esuberante e irriverente di Dean, ma capisce da subito che è anche una persona molto più profonda di quanto lascia intendere. I loro viaggi li consumano e ogni volta ne escono esausti e confusi; nudi di fronte al mondo che ancora non comprendono, ma a cui ogni volta fanno inevitabilmente  ritorno. Spesso fanno passare molto tempo prima di rivedersi e ricominciare ad “andare”, ne sentono il bisogno. Sal, assaporando la libertà e la spontaneità di quei viaggi, ne rimane affascinato.
La voglia di evadere li riavvicina sempre e ricominciano a consumare la strada; in macchina, facendo turni al volante e attraversando l’America da Est a Ovest, più volte, passando anche per il Messico. Sono molte le persone che incontrano in questi viaggi, personaggi incredibili, come Old Bull Lee, pseudonimo di William S. Borroughs (nel film interpretato da Viggo Mortensen), scrittore complesso e vicino al movimento della Beat Generation; è come un maestro per loro. Nel film, il regista non lascia molto spazio a questo personaggio, mentre nel libro l’incontro con Old Bull è più dettagliato, ricco di eventi e dialoghi. Anche se, per descrivere questo personaggio al regista servirebbe un altro film, qualche minuto in più speso a raccontare questo uomo avrebbe sicuramente giovato al film.
La droga e la sessualità al contrario vengono affrontati molto di più, spesso i ragazzi fumano marijuana o portano con se fiale di benzendrina, usanza che nella filosofia Beat superano la banalità del semplice stupefacente ed entrano in un ottica di evasione e negazione della realtà di quei tempi; mentre nel film assomiglia solo ad un passatempo per questi ragazzi così diversi dal loro tempo. La sceneggiatura sembra aver paura di raccontare questa storia, il regista non ha osato attraversare quel confine tra romanzo e biografia di una generazione, lasciando sullo schermo dei personaggi interpretati magistralmente e ben diretti, ma senza quello spirito che nel libro si avverte fin dalle prime pagine. Questo perchè un libro come “On the road” racchiude in se molto di più della semplice biografia, superando la storia di un uomo, per diventare la storia di una generazione.
Il film di Walter Salles rimane comunque un buon film, dalla ottima regia e fotografia. Sono davvero suggestive le sequenze della Hudson di Dean che sfreccia sulle strade americane, e questi attori hanno dato un ottima prova nel rappresentare dei ragazzi così complessi.
L’unico vero problema di questo film è che racconta solo una storia, lo spettatore che per la prima volta si avvicina a questi ragazzi rimane soltanto con una bella storia e niente di più.
La difficoltà sta nel tradurre in un film un libro così simbolico; il regista ci ha provato, ma non aveva le parole giuste per farlo.

(Recensione a cura di Alessio Paolesse) 

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