RACCONTAMI I MIEI RICORDI - Jessica Passaro

         

“Chi sei?”, chiedo alla donna che siede accanto al mio letto e mi guarda con degli occhi che credo di non avere mai visto.
“Giuseppe, sono Luciana” mi dice. Allungo la mano per stringere la sua, ma il suo sguardo s’incupisce. Non ne capisco la ragione, fino a quando non pronuncia una frase che mi lascia perplesso.
“Sono tua moglie, siamo sposati da quarant’anni e hai il coraggio di dimenticare chi sono?”. Il suo tono di voce si è fatto dolce, quasi canzonatorio e allora mi sento in diritto di chiederle: “Perché non mi ricordo di te?”.

Cosa posso rispondere ad una domanda come questa fatta da mio marito, il professor Galbiati, amatissimo insegnante di lettere in pensione, ogni volta che varco la porta della sua stanza? Dovrei forse dirgli: “La malattia ti sta rubando i ricordi e la tua memoria sta lentamente diventando come una biblioteca senza libri. Ecco perché non sai chi sono, ecco perché al termine di una lunga chiacchierata con nostra figlia le hai detto “è stata gentile a venirmi a trovare, signorina” ”? In quel momento mi è parso di vedere il suo cuore che si rompeva in mille pezzi.

“Forse è per il taglio di capelli, l’ho cambiato. Sono andata stamattina dal parrucchiere e gli ho detto che dovevo essere bellissima perché dovevo venire da te”. Questo mi ha risposto. Frugo nella mia testa in cerca di qualcosa che mi ricolleghi a lei, ma niente. Vorrà dire che sarà Luciana a parlarmi di noi.

La solita frase riecheggia nell’aria: “Raccontami i miei ricordi”. La prima volta che l’ha pronunciata mi ha spiazzata. Non credevo si potesse descrivere in modo così sintetico una malattia che ti toglie, quasi all’improvviso, quello che ti rende ciò che sei. Riassumere nel tempo concesso dall’orario delle visite una vita intera è difficilissimo e all’inizio mi pareva impossibile, ma con il tempo e con pazienza ho imparato.

Vedo che armeggia con la borsa, da cui esce un libro piuttosto grande. “È un album, ci sono delle fotografie che di sicuro ti piaceranno”. Se lo dice lei c’è da crederci, anche se io non so bene che cosa mi piaccia e cosa no. Mi sveglio la mattina con la costante sensazione di non essere al mio posto, tutti i giorni mi sembrano uguali e, eccetto questa donna che oggi è venuta a farmi visita, qui non passa mai nessuno a salutarmi. Solo medici, infermieri e altre persone che vivono qui come me.

Passo tutti i pomeriggi da Giuseppe ed ogni volta rispondo nello stesso modo alla sua domanda “perché non mi ricordo di te?”, tanto so che l’indomani avrà scordato ogni cosa. L’ho amato e lo amo moltissimo. Sogno ancora, anche se oramai sempre più di rado, che una mattina mi sveglierò e me lo troverò accanto mentre mi sussurra “buongiorno, raggio di sole” come faceva prima di tutto questo.

Luciana inizia a mostrarmi le immagini della nostra vita insieme: più di tutte mi colpisce la foto in cui siamo io, lei e Barbara, una bella bimba bionda di non più di cinque anni che mi dice essere nostra figlia. Sorridevamo e questo vuol dire che eravamo felici. Ma adesso? Adesso come stiamo? Lo chiedo a lei, che mi guarda come se le avessi domandato di recitare a memoria l’incipit dell’“Eneide”...  qualunque cosa essa sia.

“Sei felice, Luciana?”. Non è la prima volta che me lo chiede ma, per la prima volta e dopo un’iniziale esitazione, riesco a rispondergli con voce ferma; non c’è nemmeno l’ombra di una lacrima che tenta di farsi strada tra gli occhi stanchi, non una pausa che indichi la disperata ricerca delle parole più adatte. “Sì, Giuseppe, sono felice. E sono felice perchè ci sei tu”. Mi alzo dalla sedia e mi sento leggera, come se quella frase pronunciata tutta d’un fiato fosse stata capace di disintegrare il peso insopportabile che porto sul cuore da troppi anni.

La guardo mentre si avvicina alla porta e osservo i lineamenti del suo corpo: “Una venere di Milo, delicata e perfetta. Ecco cosa sei, amore mio”. Si volta e mi sorride.

“Ti amo, professore” è stata l’ultima cosa che sono riuscita a dirgli.
Il mattino dopo se n’è andato.

(Di: Jessica Passaro)

                           

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