CHIEDO UNA BIRRA, SEI SIMPATICA.

   

Mi fermo davanti la porta. Leggo “spingere”, e io spingo.
Entro in un locale poco frequentato, in una zona fuori mano. Sento la gola chiedermi di essere bagnata, e non voglio dargli un dispiacere. Mi accomodo sul bancone. Un tipo tremendamente alto mi si avvicina con aria investigativa. <<Desidera?>>.
Sento diversi brividi salirmi dalla schiena, attraversare il collo, superare le labbra e dire: <<Una birra media>>.
Mi guardo intorno. Solo un paio di persone occupano questo posto.
La birra tarda ad arrivare e mi tocca inchinarmi oltre il bancone per individuare il barista.
Eppure un uomo così alto è difficile non notarlo.
Poi lo vedo muoversi goffamente dietro una piccola porta, con una densa e schiumosa birra in mano. Con il solo sguardo la mia lingua pregusta il sapore, le labbra si inumidiscono e la bocca inizia a cercare la freschezza di quella pinta. Una vampata di calore precede l'arrivo della birra alla mia mano.
<<Grazie>> dice la mia bocca, ma i miei occhi sono già al bordo del bicchiere, imperlato di gocce fresche di birra. Non mi perdo un attimo, tra la pinta di birra e le mie labbra c'è un interminabile momento di attesa, la bocca è così assetata che quasi comanda la mia mano. Vedo lente gocce ambrate accarezzare il bicchiere umido e fresco. Al contatto della mia mano con il vetro del manico avverto un brivido di freddo.
Tuttti i miei sensi partecipano alla vista della birra avvicinarsi alla mia bocca.
Finalemente il vetro approda sulle mie labbra e lentamente lascio scorrere il denso color oro verso di me. Sento il liquido bagnarmi la lingua ed un sapore intenso ed amaro riempire la mia bocca. Nell'estasi della freschezza chiedo sempre di più ,e inclino ancora il boccale.
Un movimento inatteso, un colpo secco della mia mano, impegnata a tenere saldo il manico, getta il bicchiere lontano. Il sapore amaro smette di riempire la mia bocca e la mano improvvisamente si svuota. Seguo con lo sguardo la pericolosa discesa del mio boccale, fino al momento in cui lo vedo esplodere in piccolissimi frammenti, bagnare il pavimento ed allagare i miei piedi.
Sono confuso. Sento una persona dietro di me dirmi di stare più attento. Mi giro per guardalo in faccia; gli chiedo di ripetere.
<<Sei anche sordo? Stai più attento la prossima volta>>
Sento la mia faccia cambiare espressione. Mentre parla seguo la sua bocca muoversi, mostrandomi qualche dente ingiallito da qualche veleno commerciale.
Riesco ancora a sentire qualche goccia di birra tra le mie labbra. Il retrogusto dolce e fruttato cerca di lasciare il mio palato, i miei pensieri si confondono.
L'uomo accanto a me, l'artefice della mia più recente perdita, ordina da bere al barista.
Sfioro il suo braccio mentre cerco di rilassare il mio corpo; sfioro diversi pensieri negativi mentre lo sento ridere. Lo fisso perchè è l'unico uomo a cui riesco a pensare in questo momento.
Forse sente i miei occhi, perchè lo fisso da qualche minuto.
Ci fissamo, lui dice qualcosa. Io non lo sento.
Lancio tutto il mio corpo verso di lui, lo butto con me a terra, sul pavimento ancora bagnato.
Mi serve qualche secondo per realizzare che gli sono sopra. Cerca di liberarsi dal mio peso, ma sgomito e non mollo. Alzo il mio pugno e miro al naso, ma vengo spostato e il mio colpo si esaurisce nel vuoto. Scalcio in preda alla rabbia, non mi rendo conto di essere trascinato. Punto i piedi a terra e riprendo l'equilibrio. Mi lancio ancora verso l'uomo, rimasto a terra stordito, ma vengo di nuovo cattuarto e trascinato fuori. Di peso mi spingono oltre la porta, vedo il barista alto insultarmi e lanciarmi qualche minaccia. Perdo l'quilibrio e cado a terra.
<<Figlio di puttana>> urlo. Mi basta poco per sfogarmi. La rabbia si esaurisce in fretta, lasciando solo il rimorso per quella birra.
Sento la bocca assetata, ripenso a quella birra gelata.
Decido di aspettare che la rabbia passi prima di tornare a casa. Noto una panchina per l'attesa dall'autobus e la raggiungo. Mi siedo, rilasso le gambe e sciolgo le spalle. Passa qualche minuto, sento il rumore delle persone che mi siedono vicino. Una ragazza si siede alla mia sinistra, sta bevendo dalla bottiglia dell'acqua. Osservo l'acqua inclinarsi e diminuire mentre la ragazza si disseta. Morbide gocce disegnano il perimetro della bottiglia, decido di seguirne una. Viaggia lentamente verso la bocca della ragazza, che allontana le labbra umide poco prima che la goccia la raggiunga. La ragazza nota il mio sguardo su di lei, mi guarda e sorride. Mi fa cenno con la bottiglia di servirmi, inclinandola verso di me. Io l'afferro e ne bevo qualche sorso. Sento la gola dissetarsi, la lingua bagnarsi e la rabbia svanire. Ringrazio la ragazza, ripassando la bottiglia sulle sue mani. Arriva un autobus.
<<Quale autobus aspetti?>> chiedo.
<<il 38>>.
<<Mi chiamo Alessandro>>
<<Piacere, Anna>>
<<Anna, se hai tempo voglio offrirti qualcosa da bere>>
Anna resta ferma e forse stupita.
<<Dove?>>
<<Questo locale qui dietro?>>
<<Paghi tu?>>
Annuisco con la testa. <<Ovvio>>.
Mi alzo e gli faccio cenno di seguirmi, lei mi segue ed entriamo insieme nel locale. Lo stesso locale.
Guardo verso il bancone, vedo l'uomo seduto con accanto il barista alto, intento a pulire per terra la mia birra. Ci sediamo ed ordiniamo da bere.
<<Allora Anna, ti piace la birra?>>
<<Certo, e deve essere gelata. Una bella birra gelata, così mi piacciono>>
Sorrido e anche Anna sorride.
<<Mi stai già simpatica Anna>>
<<Per una birra?>>
Rido. <<Si, per una birra>>.

(Di: Fabio di Claudio)

                           

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