RECENSIONE:
Mikael Blomkvist, giornalista celebre per le sue inchieste con la sua rivista Millennium e per una condanna di diffamazione, viene assunto dal magnate Henrick Vanger per far luce sulla scomparsa di sua nipote, data per dispersa...
quarant’anni prima... Nella fredda Hedestad il giornalista (Mikael Blomkvist - Daniel Craig) sarà affiancato da Lisbeth Salander (Rooney Mara), una giovane hacker investigativa sotto tutela dall’aspetto esile e dark, segno di un passato oscuro quanto violento e un presente da cui diffidare. Insieme faranno luce sulla famiglia Vanger e sul suo passato, scoprendo ben più di quello che la trama stessa lascia intendere. Il regista David Fincher, già noto per Seven, Fight Club, Il curioso caso di Benjamin Button e The Social Network, inizia subito ad impressionare lo spettatore con i titoli di testa: immagini, musica ( cover di Immigrant song – Led Zeppelin – , realizzata da Karen O., Trent Reznor e Atticus Ross), e uno spettatore ignaro sono gli elementi con cui costruisce sequenze di donne, di uomini, di amanti e di violenza, conducendo lo spettatore attraverso le note buie e violente della trama. Anticipando, in un modo tutto suo, le sensazioni del film, disegnando figure di uomini intrappolati in uno sfondo nero petrolio, come a suggerire, prima che il film inizi, che il suo è un lavoro di rilettura dell’opera, seppur fedele alla trama. Forse troppo fedele, perché se i titoli di testa caricano lo spettatore con un ritmo coinvolgente, il film perde lentamente la carica iniziale, con sequenze e dettagli troppo particolari; sacrificando la pazienza e concentrazione dello spettatore per imporre i tempi del libro, da cui il film è tratto. Anche per questo la pellicola non è molto diversa dalla natura del libro; il freddo di Hedestad non si avverte solo sulle pagine del libro o guardando Mikael vestire giacche troppo leggere per un clima invernale, ma guardando i personaggi muoversi dentro la trama, in balia degli eventi. Un giornalista piegato nell’anima e nella carriera, divorziato, perché non riesce a rompere la relazione con il suo capo-redattore, con una figlia che non conosce veramente, e deciso a seguire la via della giustizia con il suo lavoro d’inchiesta. Lisbeth, dal passato violento e un presente fatto di abusi e uomini sbagliati, deve gestire le sue personalità; passando facilmente dalla ragazza in motocicletta, con la cresta e dallo sguardo diffidente, talvolta impaurito, alla ragazza violenta e calcolatrice; capace di torturare un uomo.
Mikael Blomkvist, giornalista celebre per le sue inchieste con la sua rivista Millennium e per una condanna di diffamazione, viene assunto dal magnate Henrick Vanger per far luce sulla scomparsa di sua nipote, data per dispersa...
quarant’anni prima... Nella fredda Hedestad il giornalista (Mikael Blomkvist - Daniel Craig) sarà affiancato da Lisbeth Salander (Rooney Mara), una giovane hacker investigativa sotto tutela dall’aspetto esile e dark, segno di un passato oscuro quanto violento e un presente da cui diffidare. Insieme faranno luce sulla famiglia Vanger e sul suo passato, scoprendo ben più di quello che la trama stessa lascia intendere. Il regista David Fincher, già noto per Seven, Fight Club, Il curioso caso di Benjamin Button e The Social Network, inizia subito ad impressionare lo spettatore con i titoli di testa: immagini, musica ( cover di Immigrant song – Led Zeppelin – , realizzata da Karen O., Trent Reznor e Atticus Ross), e uno spettatore ignaro sono gli elementi con cui costruisce sequenze di donne, di uomini, di amanti e di violenza, conducendo lo spettatore attraverso le note buie e violente della trama. Anticipando, in un modo tutto suo, le sensazioni del film, disegnando figure di uomini intrappolati in uno sfondo nero petrolio, come a suggerire, prima che il film inizi, che il suo è un lavoro di rilettura dell’opera, seppur fedele alla trama. Forse troppo fedele, perché se i titoli di testa caricano lo spettatore con un ritmo coinvolgente, il film perde lentamente la carica iniziale, con sequenze e dettagli troppo particolari; sacrificando la pazienza e concentrazione dello spettatore per imporre i tempi del libro, da cui il film è tratto. Anche per questo la pellicola non è molto diversa dalla natura del libro; il freddo di Hedestad non si avverte solo sulle pagine del libro o guardando Mikael vestire giacche troppo leggere per un clima invernale, ma guardando i personaggi muoversi dentro la trama, in balia degli eventi. Un giornalista piegato nell’anima e nella carriera, divorziato, perché non riesce a rompere la relazione con il suo capo-redattore, con una figlia che non conosce veramente, e deciso a seguire la via della giustizia con il suo lavoro d’inchiesta. Lisbeth, dal passato violento e un presente fatto di abusi e uomini sbagliati, deve gestire le sue personalità; passando facilmente dalla ragazza in motocicletta, con la cresta e dallo sguardo diffidente, talvolta impaurito, alla ragazza violenta e calcolatrice; capace di torturare un uomo.
Sono
infatti i personaggi il punto di svolta del film, altrimenti del tutto neutro.
L’individualità dei protagonisti riempie
gli spazi di una trama insicura, il regista gioca con le loro paure, con
il freddo che si cela nel loro passato,
che si ripercuote nei loro gesti e nelle loro frasi. Il clima glaciale
non imprigiona solo Hedestad, ma le persone che vengono coinvolte nel caso,
rimangono ghiacciate dagli stessi dubbi che sgretolano la famiglia Vanger,
vecchia quanto la Svezia stessa e chiusa dentro una prigione di omertà.
Quindi la
trama prosegue e lentamente la violenza e la brutalità accompagnano lo
spettatore ad una svolta, quasi casuale, che si ripercuote ancora una volta sui
protagonisti, maltrattati dal regista e dalla trama, che brutalizza non solo il
loro fisico ma anche la loro mente.
Il finale è
inatteso ma non convince pienamente. Il problema è il libro o il regista, che
alla fine si perde, tradendo la Lisbeth fedelmente riproposta per tutto il
film, rendendo incoerenti sia i suoi
veri sentimenti con le sue azioni precedenti
sia con il suo passato, tanto da sembrare una persona diversa da quella
che in realtà, a contatto con gli uomini e la violenza, sembra e dovrebbe
essere.
Nonostante la recitazione sia di un certo
livello e alcune sequenze di alto stile, il finale lascia l’amaro in bocca, con
lo spettatore che si guarda l’orologio, perché la trama è già compiuta ma il
film prosegue per una buona mezzora in sequenze che potevano essere risolte in
molto meno.
Un film
dove i protagonisti sono più interessanti della trama e Lisbeth, interpretata
dalla bravissima Rooney Mara, porta con se tutta l’intensità del film, che gli
vale una Nomination agli Oscar, nonostante un Daniel Craig ottimo nelle vesti
di un giornalista del tutto normale.
(Recensione: a cura di Alessio Paolesse.)
Millennium - Uomini che odiano le Donne: (Vedi Trailer)
FOTO MILLENNIUM (Clicca per Ingrandire):
VIDEO FILM:
Quelli da lei, il resto dall' assassino.. Millennium - Titoli di Testa
(Recensione: a cura di Alessio Paolesse.)
Millennium - Uomini che odiano le Donne: (Vedi Trailer)
FOTO MILLENNIUM (Clicca per Ingrandire):
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Quelli da lei, il resto dall' assassino.. Millennium - Titoli di Testa
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