Cosmopolis

RECENSIONE: 
Eric Parker, in giro in limousine per andare a farsi aggiustare il taglio di capelli, inizia un viaggio che durerà tutto il giorno. Attraversando Manhattan, Eric incontrarà tutti gli uomini e le donne della sua vita, si confronterà con le sue paure e le sue nostalgie e, ossiessionato dalla borsa mondiale e una minaccia alla sua vita, andrà incontro il proprio destino.
Tratto dall'omonimo libro di Don DeLillo, il regista, David Cronenberg, sceglie di non allontanarsi dalla narrazione...

e stile del libro. I dialoghi non cambiano, se non per riadattare la trama del libro ad un diverso tipo di comunicazione. In realtà da un regista già famoso per film come Videodrome (1983), Inseparabili (1988), Il pasto nudo (1991) e A History of Violence (2005), dove i temi trattati dal regista sono molto vicini allo scopo originale del libro, mi aspettavo molto di più. Sicuramente con la visione di questo film lo spettatore non rimane indifferente, perchè non è una pellicola commerciale ed è difficile comprendere i temi trattati, ma il dubbio che ci sia qualcosa di incompiuto si nota per tutta la durata del film; anche per chi il libro non lo ha letto. Non c'è traccia di un vero riadattamento cinematografico o di una particolare regia, non bastano qualche arguta scelta di fotografia o piacevoli sequenze di dialoghi a convincere lo spettatore che il regista abbia lavorato sulla sceneggiatura e tanto meno sul libro. 
Eric Parker, come nel libro, non si allontana mai dalla sua limousine, salvo rare eccezioni, e per Robert Pattinson non deve essere stato facile rappresentarlo sul grande schermo. Per gran parte del film abbiamo lui in primo piano, in dialoghi delle volte irreali e suggestivi, con conoscenti, colleghi e amanti; tutto dentro una limousine. Come attore principale Robert Pattinson è stata una scelta azzardata, ma non da rimpiangere. Anche se è difficile immedersimarsi in un protagonista così particolare, la prova dell'attore è sicuramente di alto livello. Forse un attore più navigato avrebbe dato più spessore al carattere imprevedibile di Eric Parker, ma quell'incertezza che si può notare nell'attore riflette esattamente l'incertezza che ha lo spettatore di fronte questa pellicola. Se non si conosce Don DeLillo e questo suo libro in particolare, è difficile capire Cosmopolis; da sempre molti film, anche tra i migliori, si ispirano a opere letterarie, e spesso i riadattamenti non sono mai fedeli al libro, portando pregi e difetti al film. Per una volta che sarebbe stato necessario una vera e propria rielaborazione del libro e della sua struttura, necessaria allo spettatore per comprendere la complessità della narrazione e soprattutto dei dialoghi, il regista decide di riproporci un Eric Parker su pellicola identico all'Eric Parker su carta. Le reali intenzioni del regista per questo film sono quindi incerte, forse voleva lasciare intatta l'opera di Don DeLillo, forse voleva ricreare quella nostalgia che si avverte nell'opera originale; il punto è che si capisce poco del film senza aver prima conosciuto l'opera da cui è tratta.
Cosmopolis, comunque, raccoglie anche molti pregi: la ricostruzione di una Manhattan fuori dal normale, coinvolta in una crisi finanziaria, invasa da sconvolgimenti e proteste, ben rappresentata, nonostante la difficoltà di inquadrarla spesso attraverso i finestrini della limousine. Attori che riescono ad adattarsi alle riflessioni profonde di un film che indaga sulla fragilità di questo presente e delle persone che lo vivono, in cerca di denaro, di fama, di fortuna. Di uomini fragili, senza uno scopo, senza più motivazioni, svuotati da flussi di informazioni, visibili su uno schermo, collegato con l'altro capo del mondo, rendendo il presente una finzione, già passato, sempre rivolto al futuro. 
Rimaniamo affascinati dagli eventi, in apparenza senza senso, che nascondo una profondità racchiusa nello sconvolgimento interiore del protagonista, vivendo anche noi l'incertezza di quel momento, mentre ci avviciamo ad un finale, da cui speriamo di ricevere la chiave di lettura del film;  ma è solo la fine di una cosa e l'inizio di un altra. Perchè questo mondo non sta mai fermo e solo in pochi riescono a raggiungerlo e superarlo, sacrificando se stessi e chi gli sta intorno.
La forza di questo film sta nell'interpretazione che lo spettatore riesce a dargli, non è una storia che si conclude con una soluzione, non c'è una morale o un ammonimento; sembra solo una storia casuale, costruita dagli eventi e dalle reazioni dei protagonisti, così profondi da essere così veri.
Tutto il film è uno spunto per un pensiero ancora più profondo.
Non deve essere facile questo film e non è facile capire il mondo in cui viviamo. David Cronenberg ci ha provato, sta a noi capire se c'è riuscito o no.

(Recensione a cura di Alessio Paolesse) 

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