Men in Black 3

RECENSIONE:
A dieci anni di distanza da Men in Black 2 la coppia Will Smith e Tommy Lee Jones, rispettivamente agente J e agente K, ritorna sul grande schermo nel terzo capitolo della saga degli uomini in nero diretti ancora una volta da Barry Sonnenfeld, regista dei due precedenti capitoli...


Per chi ha già avuto il piacere di fare la conoscenza con l’organizzazione  dei MIB, e ha avuto la fortuna di non essere deneuralizzato, sarà facile accorgersi del fatto che in questo terzo capitolo non vi siano novità sostanziali rispetto ai precedenti due. Il ritmo, la comicità, i costumi, le armi, lo sviluppo della storia, gli stessi alieni ricalcano perfettamente lo stile del primo Man in Black del lontano 1997; il che di per sé non è certo un pregio, ma a mio parere non è neanche un difetto, perché, diciamoci le cose come stanno, superare il livello raggiunto dal primo film è pressoché impossibile e di conseguenza, facendo un prodotto diverso il rischio di scontentare sia i fan accaniti che quelli in cerca di novità sarebbe stato veramente alto. Questo non vuol dire ovviamente che il film debba essere banale o che debba affidarsi solo al fatto di essere un sequel, infatti proprio a conferma di questa considerazione mi sento di dire che questo terzo capitolo è senz’altro superiore al secondo.
Citando l’agente K del primo film che, parlando con un J piuttosto preoccupato dall’incrociatore Arquiliano che minaccia di distruggere la terra, esclama:<c’è sempre un incrociatore con un raggio mortale o un’invasione imminente o un’epidemia aliena> direi che sì, anche questa volta c’è una di queste cose, nello specifico un’invasione aliena. La situazione è talmente grave infatti che per salvare la terra e il suo partner J è costretto a tornare indietro nel tempo fino al 1969. Ed è proprio questo in fondo l’unico elemento di novità del film, il fatto che la storia sia ambientata nel passato. Se poi quel passato è l’America anni 70 e se l’ambientazione passa da New York a Houston durante il lancio dell’Apollo 11, passando dalla “Factory” di Andy Warhol, dal miracolo dei Mets e dalle “Pantere Nere” che salutano J allora il mix di cultura pop Americana è completo, un mix che come al solito gli sceneggiatori sfruttano a loro piacimento inserendoci svariate interferenze aliene e MIB.
L’interpretazione degli attori è di ottimo livello, d’altronde Will Smith e Tommy Lee Jones sono una garanzia e si trovano anche piuttosto al loro agio nei panni dei rispettivi personaggi, Josh Brolin è piuttosto convincente nel ruolo di K anni 70 mentre Jemaine Clement, che interpeta Boris l’animale, l’alieno cattivo di turno, è cattivo quanto basta.
Ci sono un paio di critiche comunque che sono costretto a fare a regista e sceneggiatore; la prima riguarda la scena finale, che rispetto a quelle dei precedenti film è notevolmente inferiore (quella del primo film è inarrivabile): bene per l’allusione alle infinite realtà parallele ma al livello visivo non riesce a rendere per niente l’idea; la seconda critica riguarda la lucina del deneuralizzatore, che è stata cambiata da rossa a turchese, un cambiamento che proprio non serviva.
In conclusione, se siete fan degli uomini in nero vale senz’altro la pena andare a vedere questo terzo capitolo nel quale, se osservate bene, c’è anche una scena che ripropone una famosa scena del primo film come omaggio: l’avete trovata? Fatemi sapere.

(Recensione a cura di Tommaso Rossi) 

Mi raccomando lasciate un Commento sotto la recensione se siete in accordo o in disaccordo con la nostra Personale Visione!


                         
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