The Amazing Spider-Man

RECENSIONE:
L'esperienza dei tre film marca Sam Raimi si era conclusa lasciandomi l'amaro in bocca. Tobey Maguire calzava un personaggio già famoso su carta, e che molti fantasticavano su pellicola. Quando lo vidi per la prima volta al cinema era il 2002, l'uomo ragno lo conoscevo di fama e non avevo nessuna abilità critica per comprendere il film. Ripensadoci oggi, guardarlo con occhi diversi, da grande fan dell'edizione cartacea, e con qualche conoscenza di cinema, posso benissimo 

compiacermi del film di Raimi. Molti lo hanno criticato per essersi distaccato troppo dal fumetto, invece c'è chi, come me, ha apprezzato moltissimo questa rilettura cinematografica dell'originale Spider-Man. Tobey Maguire veste perfettamente i panni di Peter Parker, in lotta con la difficile vita di orfano e adolescente, e un Willem Dafoe, che dona a Norman Osborn quella caratteristica schizzofrenica, così da rendere questo personaggio uno dei suoi più famosi. Anche la colonna sonora dei titoli d'apertura richiama immediatamente la grandezza di questo supereroe. Ma se mi lascio prendere dall'entusiasmo di quel giovanissimo me, che per la prima volta guarda Spider-Man, è solo perchè all'inizio, quando sentii parlare del nuovo film di Marc Webb, il mio senso di ragno vibrò.
Quando mi sono ritrovato al cinema, all'uscita di “The Amazing Spider-Man”, avevo ancora qualche riserva, ma ero aiutato dalla presenza di Andrew Garfield, che avevo apprezzato in “The Social Network”. Questo film doveva prendere le distanze dal film di Sam Raimi, doveva modernizzarsi e non allontanarsi troppo dal fumetto originale; in poche parole doveva dimostrarci di non essere una misera trovata commerciale che sfrutta la scia dei Vendicatori.
Dopo 10 anni dal primo film della trilogia, questo nuovo Spider-Man ha senza dubbio incrementato gli effetti speciali, rendendo l'azione molto più realistica, senza comunque togliere niente al primo Spider-Man.
Peter Parker ritorna un normale liceale, anche se più tormentato dalla perdita dei genitori e da un Flash più arrabbiato, ritrovandosi non più Mary Jane, ma la bellissima Gwen Stacy, interpretata da Emma Stone. La ricostruzione obbligata dalla nascita del supereroe viene rappresentata con qualche variante, ma mantiene la classica linea guida. Marc Webb ci mostra un ragazzo normale, appassionato di scienza e infatuato della compagna Gwen, che al contrario del prima versione di Tobey Maguire, ha più spazio per pensare a se stesso e ai suoi genitori. La svolta nella vita di Peter Parker però è la morte dello zio Ben, punto di riferimento nella vita del ragazzo e suo unico, insieme a zia May, parente e genitore, che Spider-Man abbia mai conosciuto. L'imprevedibile morte dello zio, portano lo sfortunato Peter a riflette sulle sue reali potenzialità. Il senso di colpa che si porterà da adesso in poi, caratterizzerà il tipo di eore che Spider-Man rappresenta.
<<Da un grande potere, derivano grandi responsabilità>>, frase cult, ed emblema dell'Uomo Ragno, non viene pronunciata dallo zio Ben, ma solo suggerita. Il regista sceglie questo modo per allontanarsi da Raimi e Stan Lee, e riproporci una morte più cruda e reale dello zio Ben. La rappresenta attraverso un Peter Parker arrabbiato, in un momento di transito: i suoi nuovi poteri e la scoperta di una valigetta del padre, che lo porta a conoscere il Dr. Connors, vecchio amico dei suoi defunti genitori e personaggio cruciale per il film. Peter litiga con gli zii e corre via, si nasconde dallo zio, che lo sta cercando. Lo vede passare mentre lo chiama, ma sceglie di restare da solo. Poi il ladro che Peter non ferma e il momento dello sparo che uccide zio Ben - quest'ultima sequenza nel film di Raimi viene solo suggerita - e per Peter è il momento più tragico e importante della sua vita, più importante del morso del ragno che gli donerà i poteri. Tutto questa sequenza è molto intensa, quanto breve, ma da adesso in poi il regista ci svela un Peter Parker molto diverso dal precedente.
In cerca dell'assassino, la reazione del giovane Parker sembra essere molto più reale della prima versione cinematografica, il registra costruisce una rilettura del bravo ragazzo che ha caratterizzato da sempre la filosofia di Spider-Man, rappresentando un personaggio, sfrontato, che attacca a testa bassa, che può essere ferito nell'animo e nel corpo, tornando più volte a casa dalla zia May con vistose ferite. Significativa la scena di Gwen che durante la lezione si gira a guardare Peter e le sue mani ferite. Un Peter quindi molto più fedele a quell'immagine di liceale con superpoteri, che nel film di Raimi era stata travisata.
Il regista decide così di reinventare alcuni punti chiave del supereroe, non resistendo però a richiamare alcuni passaggi importanti per la costruzione del personaggio, come il ring da wrestling. Inventandone però altri, come la creazione del vestito, utilizzando le tute degli atleti di bob. Probabilmente, dopo aver visto Spider-Man lanciare ragnatale con il famoso lanciaragnatele, i tantissimi ritrovati fan dell'Uomo Ragno si sono subito convinti che questo film avrebbe rispettato tutti i tratti caratteristici dell'originale arrampicamuri, ma non è così. Marc Webb è stato forzato a rielaborare alcune componenti dell'originale uomo ragno, a causa della precedente trilogia e delle aspettative dei fan, contribuendo a dare a questo supereroe un aspetto più moderno.
La differenza più significativa tra le due versioni di Spider-Man è comunque il periodo di uscita. Nonostante quest'ultima versione sembri più fedele all'immaginario dell'Uomo Ragno, in realtà i cambiamenti più importanti sono nella gestione della trama. Raimi è forse copevole di aver scritto un supereroe troppo vicino alla tradizione cinematografica, mentre Marc Webb rispetta quei tratti tipici della Marvel, soprattutto lasciando il finale aperto a molte interpretazioni; e in questo momento, dove i film Marvel riescono a portare milioni di appassionati, e non, al cinema, è naturale che questo nuovo Spider-Man riesca a farsi apprezzare molto di più della precedente trilogia. Il regista è riuscito a spolverare le ragnatele di Spidey, adottando anche un “villain” mai usato al cinema, come Lizard, ma non apporta grandi cambiamenti, se non adattare il supereroe a questo nuovo periodo.
La scelta di Andrew Garfield come nuovo attore protagonista è stata ottima, si adatta molto bene all'immagine di Peter Parker, seppur non identico all'originale, mentre Emma Stone è adorabile nel ruolo di Gwen.
Fortunatamente come riavvio della saga questo Spider-Man mi ha lasciato una buona sensazione, ma non posso fare a meno di pensare a che tipo di film sarebbe uscito nelle sale se Raimi avesse aspettato 10 anni prima di portare al cinema Spider-Man.

(Recensione a cura di Alessio Paolesse) 

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