Sono arrivato sempre ultimo sui cambiamenti apportati
alla scuola, sono arrivato in tempo con quelli arrivati per andare in pensione.
Cosa essenziale è che sono arrivato in tempo a vivere l’amore infinito. Voi
direte, ma che nesso c’è tra le due modifiche, soprattutto in uno spazio
temporale così ampio? La risposta è semplice, anche le modifiche per la
pensione, portano, ancora una volta, gli uomini tra i banchi di scuola, quella
che rilascia il diploma dell’arrangiarsi. Per fortuna l’amare infinito non ha
bisogno ne di scuole, ne di diploma.
CE LA FARO'
Ce la farò
a navigare
a luci spente
il faro
mi porterà in porto
mi accarezzerà
l'argento della luna
la brezza mi bacerà
mi alzerà piano in volo
sarà la mia forza
per portarti via con me
.....ce la farò
a navigare
a luci spente
il faro
mi porterà in porto
mi accarezzerà
l'argento della luna
la brezza mi bacerà
mi alzerà piano in volo
sarà la mia forza
per portarti via con me
.....ce la farò
BALLANDO
Con la musica del bar
note ritmate che muovono
i passi
sembra che balli da solo
sulla spiaggia
invece nella mente ho te
tra un passo e l'altro
ci guardiamo
e sottovoce
sussurro che sei
il sole
le stelle
la luna
il cielo
il mare
poi ci baciamo
continuiamo a ballare
mentre il mare balla con
noi
a volte ci viene incontro
altre volte si allontana
le nuvole e il
vento
corrono a guardarci
a sorridere
ad applaudire
poi vanno via di corsa
per farne avvicinare
altre
mentre noi baciandoci
cadiamo in mare
Ho vissuto bene i tempi di mettete i fiori nei vostri
cannoni, la società che cambiava, i giovani che si liberano di tante zavorre,
le scuole superiori cominciano a popolarsi di futuri disoccupati, i primi
gruppi di amici a strimpellare dentro un sottoscala o in una casetta semi
diroccata di campagna, i primi collant. Anche se erano più emozionanti le
giarrettiere, soprattutto quelle nere oppure rosse. Fioriva la disinibizione
femminile, ma pure quella maschile, tutti mettevano al centro la libertà,
l’uguaglianza, il profumo della vita. L’abbigliamento femminile cambiava, le
gonne si accorciavano, imperversava il bianco e il nero, il bikini era ormai
quasi il solo costume da mare. Si ascoltavano le prime hit parade delle
canzoni, giradischi e i
mangiadischi portatili erano in ogni casa, in ogni
scampagnata assieme a fiumi di pile, nelle auto si diffondeva
l’autoradio. Il rock di Elvis Presley riempiva la testa assieme a quello dei
Beatles e dei Rolling Stones. Io, invece, con le basette volevo rifarmi a
quelle che portava Elvis Presley, senza dimenticare il fascino di Rodolfo
Valentino.
Elvis Presley diceva “da piccolo, ero un sognatore, leggevo
fumetti e diventavo l’eroe della storia, Guardavo un film, e diventavo l’eroe
del film: Ogni sogno che ho fatto si è avverato un centinaio di volte”
Da piccolo, ma pure da giovane, sono stato sempre un
sognatore, quando ho cominciato ad andare a cinema, ho preferito vedere sempre
film romantici. Uno su tutti “Matrimonio all’italiana”. Ho sempre pensato di
incontrare una Filumena Marturano, ero certo che le avrei dato una vita
diversa, al di fuori dal mondo in cui viveva. Ho pure sognato che potesse
essere di colore, forse perché mi affascinavano le lotte di M.L. King, per i diritti
dei negri.
Con la fantasia ho indossato i panni pure di J.F. Kennedy,
quelli di Papa Giovanni XXIII, quelli di Abebe Bikila, il maratoneta scalzo che
arrivò primo alla maratona delle olimpiadi di Roma., pure quelli di Livio
Berruti, che correva i 100 e 200 metri, con gli occhiali da sole, alla faccia
delle leggi sui coefficenti di penetrazione nell'aria. Forse per questo, da
ragazzo, ho corso i 1500 metri, certo non era una maratona, neppure la
velocità, ma il semplice fatto di essere da solo con me stesso, era una
emozione unica. Adesso corro in un altro modo, continuo ad essere un sognatore
e mi chiedo quanti anni abbia. Avevo un'auto, piccola ma decapottabile, la
mitica bianchina. Era pure bianca con una capote nera, ma particolare. Non era
in tela, anzi la tela c’era, però ormai lasciava passare la pioggia. Come fare
per renderla impermeabile al massimo? Semplice, sono andato presso una sciala,
pos to sul mare, dove si vendevano le cozze nere tarantine, ho chiesto che mi
fosse regalato un grembiule in disuso, quello che utilizzavano gli operai
assieme a grandi stivali di gomma per proteggersi dall’acqua di mare. Ho
trovato della brava gente, che mi ha dato una mano, anzi un grembiule. Poi sono
passato in ferramenta e ho comprato un barattolo di bostik, ho unto,
accuratamente, tutto il grembiule e l’ho incollo alla capote in tela. Poi con
le forbici ho tagliato il contorno e lasciato ad asciugare. Praticamente
dentro, l’auto era diventata più che impermeabile. Passano gli anni tra realtà
e sogni, tra lavoro e divertimenti, intanto arrivano gli anni 70, ormai mi
sento pronto a realizzare uno dei tanti miei sogni, andare al nord, almeno per
qualche giorno.
Canticchiando le canzoni del momento, viaggio per strade
statali e provinciali, attraversando città e paesi di mare, mi dirigo in
Romagna, dove già era super famosa Rimini.
Sapete quante ore ci ho messo per fare quasi cinquecento
chilometri? Ben 10 ore!. Mangiare pochissimo, pane e pomodoro e un filo di olio
extravergine pugliese, preso direttamente dal frantoio e di un denso che
eccitava il palato, ma faceva venire più fame. Poi un po' di frutta raccolta
sulle strade da rami pendenti.
Avevo i sedili reclinabili, li avevo fatti modificare,
servivano quando mi appartavo con qualche ragazza. Appena arrivato, li ho
reclinati ed ho dormito di sasso.
La sera ho seguito la musica nell’aria, mi sono ritrovato
sul lungomare, illuminato da mille luci tutte diverse, proveniva
da una balera. Furoreggiavano musiche notissime a noi giovani italiani,
canzoni come “oladioblada”, “bandiera gialla” ed altre ancora, c’era un totale
trasporto nella mente, arrivavo a fare il giro del mondo e ritorno.
Ma attraeva pure una bella brunetta, capelli neri, taglio
rondinella, altina, forse un tantino più di me, ballava e dava baci a
tutti i ragazzi. Solo baci. L’ho timidamente avvicinata, ci siamo presentati,
piacere Kosi, piacere Katiuscia, lei cominciava a piacermi e ad incuriosirmi.
Ho pensato a Ko&Ka, frizzanti come la coca. Ho immaginato i suoi
baci, al sapore che potevano avere e all’emozione che potevano dare. Dopo
qualche minuto, il complessino intona “roma capoccia”, un lento. Penso sia la
canzone giusta per un bacio da vedere le stelle. La invito, accetta, la stringo
a me. La bacio sul collo, lei gira il viso, le mie labbra scivolano fino ad
incontrare le sue. Si incollano. Il complessino smette di cantare “roma
capoccia” invece il bacio dura ancora.
Altre che stelle, mi dice che le ho fatto vedere l’universo
con tutte le sette meraviglie del mondo oltre ad avvertire una scossa lungo la
schiena. Rispondo che anch’io ho visto e sentito tutto questo. Dopo un attimo
faccio una richiesta al cantante del complessino, “senza luce”. Richiesta
accettata ed ancora nuove stelle ancora più luminosissime e nuova scossa,
questa volta pure perforante.
Finiamo a parlare su una panchina di pietra bianca, li di
fronte al mare. E’ tardi l’accompagno a casa, faccio tanta strada, devo
portarla in un paesino distante dal mare, Premilcuore. Accidenti che bel nome,
proprio intonato a quanto sto sentendo nel cuore. L’auto viaggia tra le luci
dei suoi due fari e la luce della luna piena, ogni tanto la mia mano scivola
sulle sue gambe, sbagliavo sempre a trovare la leva del cambio. Arrivati, tiro
giù la capote, voglio baciarla sotto la luce della luna.
Una cosa meravigliosamente unica! Appuntamento al prossimo
fine settimana, lei lavorava in un bar. Metto in moto, già che conto le ore che
mancano al nuovo appuntamento, mi perdo nel ricordo dei baci, perdo pure il
controllo dell’auto. In un attimo mi ritrovo illeso, seppure con qualche
livido, ma senz’auto. Non era il tempo dei telefonini, non conoscevo il suo
cognome, ero soprattutto senza soldi, ho lasciato l’auto a bordo strada, un
autista di buon cuore mi ha preso e portato a Rimini. Ho dormito sulla stessa
panchina di qualche ora prima, quando ero con lei, nella luna ho visto lei.
All’alba la brezza di mare mi ha punzecchiato, svegliandomi, mi toccava fare
l’autostop per il viaggio di ritorno, in Puglia, promettendomi di ritornare sul
fine settimana. Sono tornato dopo quarant’anni, trovandola più bella che mai. E
i baci sono stati sempre con tutte le stelle e i p ianeti dell’universo e con
tutte le scosse più forti di quelle di un tsunami. Perché l’amore vero, seppure
in silenzio, vive sempre nell’infinito e con più beltà.
(Di: Cosimo De Bari)
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