Legame Infinito - Alba Chiara Rosato

         

Un dirupo.
Una piccola dose di coraggio mista a follia ingerita qualche istante prima e si trovò a volare verso l’infinito. Jane voleva essere libera come era sempre stato libero il suo pensiero, ma proprio lui, amico fidato di una lunga vita, l’aveva portata al tragico epilogo della sua esistenza.

Era una donna minuta e sensibile, ottimo pasto per i leoni che la circondavano. Indifesa, non riusciva a ribellarsi alle ingiustizie che le venivano inflitte. Si rifugiava, perciò, nel mondo incantato dei suoi pensieri, i quali nei momenti di sconforto partivano all’impazzata  trasportandola in universi di sconfinata bellezza, dove lei era protagonista e spettatrice di cotanta meraviglia. Amava la solitudine: le persone, infatti, la distraevano riportandola nel mondo reale, mondo dal quale lei aveva sempre cercato di scappare, senza nessun apparente motivo.
Il suo animo era, però, turbato da un incubo che, puntuale, andava a farle visita tutte le notti: vedeva, come se stesse accadendo davvero, l’ombra di un uomo cadere sul suo letto.
Quei maledetti incubi, incupivano le sue giornate e nonostante i suoi viaggi introspettivi non riusciva a trovare una relazione tra  sogno e  passato. Ciò la logorava, indebolendo la sua mente, unico punto di forza.
Conobbe il professor Arter, luminare nel campo dell’ipnosi regressiva. Poche sedute bastarono per tornare a quel giorno…

Aveva dodici anni, la mamma le aveva chiesto di andare a casa degli zii perché aveva dimenticato lì il suo giubbino qualche sera prima. Entusiasta, corse giù dalle scale più che poteva, perché sapeva che quando sarebbe arrivata avrebbe trovato ad accoglierla i suoi cuginetti e avrebbe giocato con loro fino all’ora di cena. Aprì la porta, ma il suo pensiero svanì quando scorse un amico di famiglia in cucina. In casa c’era solo lui, che decise,quel giorno, per un’altra vita, per la vita di un’adolescente, strappandole l’innocenza e la spensieratezza, per sempre. Trasportata in un mondo di disperazione e sofferenza, da quel giorno iniziò a rifugiarsi nei suoi pensieri.

Jane rimase sbalordita, non credeva ai suoi occhi né alle sue orecchie. Non poteva essere successo  a lei . E perché non ricordava? Perché i suoi pensieri la spingevano oltre la realtà ma non avevano ripescato quel vecchio ricordo?
Passava giorni a porsi quesiti simili, ma nulla, nessuna risposta, niente di niente. Iniziò a pensare che la decisione di partecipare a quella seduta di ipnosi non fosse stata una buona idea ma ormai era troppo tardi. Quel ricordo aveva distrutto la sua esistenza e il bene più prezioso, il suo pensiero, era stato demolito per sempre. La riportava, in ogni momento, a quel frangente della sua vita, facendole provare una sensazione di soffocamento, scalfendo ogni parte della sua anima. Adesso era lei, a dover fare qualcosa per ritrovare quella sensazione di estrema libertà che solo lui poteva darle. Si diresse  su una collina, vicino casa sua. Era un giorno di sole, ogni cosa risplendeva di quella luce, tranne la sua persona. Sotto la roccia, sulla quale era salita, c’era il vuoto, si gettò senza pensarci troppo e riprovò in quell’istante la libertà che solo il suo pensiero era stato in grado di farle provare. La relazione fra lei e la sua mente era troppo forte per essere spezzata. Vide quella soluzione, seppur estrema, come unico modo per ritrovare quel legame, rendendolo infinito.


Quando l’essere umano subisce un trauma molto forte può attivare dei processi di rimozione che gli permettono di continuare a vivere come se nulla fosse accaduto.
L’inconscio, però, non dimentica e ripropone ciò attraverso sogni e sensazioni.

(Di: Alba Chiara Rosato)

                           

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